Come nasce il mobile moderno
Il mobile moderno nacque dopo la prima Guerra Mondiale in Europa. Questo periodo fu caratterizzato da una nuova età industriale. Anni in cui l’industria andava di pari passo con le nuove tecnologie come l’auto, l’elettricità e il telefono che erano entrate a fare parte della vita civile. Il Movimento Moderno impose nell’arredamento, (ma anche nell’architettura) uno stile essenziale.

Questo ci ricorda un illustre precursore: Adolf Loos che nel 1908 aveva pubblicato “Ornamento e delitto”. Loos si inseriva in quell’esperienza di artigianato e design denominata Wiener Werkstatte, caratterizzata da una linea semplice e senza fronzoli.
La fabbrica di mobili: il design industriale
Il nuovo stile mette l’accento sulla STRUTTURA del mobile che deve essere visibile. Cambia la forma del mobile che diventa sobria e minimale. Perché questo cambiamento? Per sviluppare un linguaggio adatto a mobili realizzati con metodi industriali. Infatti fino a quel momento, la scelta delle industrie era stata di imitare gli stili del passato. I fabbricanti puntavano a conferire ai mobili prodotti in serie, l’aspetto di quelli prodotti a mano dagli artigiani del passato.

I designer del Movimento Moderno scelgono la strada opposta:uno stile che evidenziava i nuovi processi produttivi conferendo dignità alla produzione seriale. La produzione in serie aveva il vantaggio di fabbricare mobili a basso costo: una richiesta fondamentale per le popolazioni che vivevano il periodo post bellico.
La scuola Bauhaus in Germania
Questa scuola di arte, architettura e design nasce a Weimar nel 1919 sotto la guida di Walter Gropius. Vi insegnarono artisti di grande fama come Vasiliij Kandinskij, Paul Klee, Laszlo Moholy-Nagy e Theo Van Doesburg . Quest’ultimo sosteneva che i designer dovevano convertirsi alle macchine poiché il lavoro artigianale era ormai superato. Quando la scuola venne spostata a Dessau nel 1924, Gropius presentò un nuovo programma: “Arte e tecnologia. Una nuova unità”.

Il nuovo edificio a Dessau, esempio di architettura industriale. Fu progettato con da Gropius e Adolf Meyer con materiali industriali come vetro e acciaio. Il nome della scuola fu scritto con il carattere Universal inventato da uno degli insegnanti.
Dalle botteghe ai laboratori: il designer
Da quel momento gli studenti lasciarono le botteghe per trasferirsi nei laboratori, dove progettavano i prototipi destinati all’industria. Nacque così la figura del designer. Al Bauhaus esistevano molti laboratori ciascuno improntato alla sperimentazione di uno specifico materiale. Ad esempio quello dedicato ai metalli oltre all’acciaio tubolare, esaminava le varie proprietà del rame, ottone, oro e argento per usarle al servizio della nuova estetica. Fu al Bauhaus che Marcel Breuer sperimentò l’uso dell’acciaio tubolare rivoluzionando la forma degli arredi.
Al Bauhaus ebbero posto anche le donne , tuttavia il loro ruolo fu ambivalente. Da un lato alle più dotate veniva riconosciuto il credito che meritavano, dall’altro però la maggior parte delle donne era relegata nel laboratorio di…tessitura! Va detto che questo laboratorio, sotto la guida di Gunta Stolzl fu tra i più validi della scuola. L’ultimo direttore fu Mies van der Rohe che assistette al declino e alla chiusura della scuola con l’ascesa del partito nazista. Lo sviluppo industriale e tecnologico aveva introdotto nuovi materiali: il metallo innanzitutto, ma anche il compensato curvato a vapore e le lastre di vetro.
La fortuna dell’acciaio tubolare
L’acciaio tubolare anche cromato, freddo e rude furoreggiava in contrasto netto con il legno caldo e emozionale. L’acciaio tubolare iniziò a diffondersi grazie all’industria automobilistica e delle biciclette.
Marcel Breuer, direttore del laboratorio di mobili al Bauhaus, fu il primo a sperimentare con questo materiale nel 1925. Mandò in produzione la sedia Wassily ideata per l’appartamento di Kandinskij. Da notare che fu la società tedesca Thonet, con le sue sedute in legno tondo curvato ad ispirare i designer razionalisti. Questa collaborazione tra un designer (Breurer) e un’industria (la Soc. Thonet) è tipico del nuovo modo in cui si organizza la progettazione e realizzazione di mobili e oggetti.
L’acciaio tubolare piaceva perché era funzionale e pratico: leggero, pulibile e dotato di un’ abbagliante lucentezza metallica. Insomma riassumeva in sé gli ideali del nuovo stile razionale. Bisogna sottolineare che nei primi decenni questo materiale era più costoso del legno. I prezzi scesero solo alla fine degli anni Trenta quando il prezzo dell’acciaio registrò un drastico calo.
All’inizio degli anni Trenta due ditte inglesi, la PEL e la Cox and Co., iniziarono a produrre arredi in acciaio tubolare basandosi sui disegni del catalogo della Thonet. Fu così che nel 1932 la BBC decise di cambiare l’arredamento dei suoi studi e scelse proprio questo tipo di mobili. Da questo momento in poi, gradualmente il nuovo stile si diffuse anche tra la gente.
Le diverse nazioni svilupparono linguaggi peculiari, vediamone alcuni.
“Less is more”: Mies van der Rohe
La Germania fu il paese che svolse il ruolo più significativo all’interno del Movimento Moderno. Per due ragioni: un grande desiderio di guardare avanti dopo la Grande Guerra e un’eredità da parte di movimenti di architetti pionieri che avevano gettato i semi per quello che avvenne dopo con il Bauhaus.

E’ di Van der Rohe la frase celebre :“Less is more”. E’ famoso per la sedia a sbalzo e la sedia Barcelona progettata e realizzata per il re di Spagna.

La sedia a sbalzo sfrutta il principio secondo cui una struttura può reggersi anche scaricando il peso su un unico montante. Questo era molto affascinante per i designer perché permetteva di ridurre la struttura della sedia e svincolarsi dalla vecchia idea per cui un seduta doveva avere per forza 4 gambe.
Van der Rohe si distingueva per il suo uso di materiali costosi e ricercati che non sposavano il programma egualitario del Bauhaus di produrre arredi a basso costo.
Le Corbusier: il razionalismo estetico della Francia
I designer francesi rimasero più legati a uno stile decorativo e opulento rispetto ai loro colleghi tedeschi. Pur adottando i materiali nuovi, li modellarono in forme più aggraziate e meno rigorose. Il via venne da Le Corbusier che era prima di tutto un architetto, ma disegnò anche mobili. Nel 1925 in occasione di un a grande esposizione internazionale in Francia, il celebre architetto stupì tutti con il suo stand. Il suo padiglione era un esercizio di geometria razionale: spoglio, e minimale. Poco alla volta gli altri designer francesi lo seguirono. Insieme a Charlotte Perriand e Pierre Jeanneret disegnò una serie di mobili di foggia industriale ma molto confortevoli. A produrli fu proprio la già citata società Thonet.
Da menzionare una donna, la designer Eileen Gray che lavorò a Parigi. Apprese grazie ad un artigiano giapponese , la tecnica della laccatura ed ebbe legami con il gruppo artistico De Stijl. La Gray considerava i mobili come parti di una più vasta macchina che era la casa (E1027 la sua casa famosa nel sud della Francia). La forma degli arredi doveva essere subordinata alla funzione. Fu lei ad avere l’idea dei tavoli allungabili e regolabili che oggi sono la norma. Il suo stile fu lineare ma caratterizzato da una ricercatezza per i dettagli e i materiali tipicamente francese.
L’approccio umanistico degli scandinavi al mobile moderno

Sedia Safari disegnata da Kaare Klint. La struttura in acero è tenuta insieme dalla seduta, cinghie e braccioli in pelle e dalle traverse laterali che si inseriscono in appositi scassi nelle gambe.E’ smontabile. Ispirata a modelli tradizionali per l’esercito britannico.
Nelle nazioni del nord sia la politica che l’economia erano molto più stabili rispetto al resto d’Europa. Inoltre lo sviluppo dell’ industria fu più lento e l’amore e il rispetto per le tradizioni artigianali resisté. Questo spiega come mai i designer nordici rimasero legati a forme di artigianato e di lavoro manuale nella fabbricazione dei mobili. Dal momento che erano paesi con climi rigidi, il LEGNO venne preferito all’acciaio che appariva troppo freddo! La forma dei mobili preferiva linee più morbide e avvolgenti rispetto a quelle tedesche e la fonte di ispirazione fu la natura e le sue forme.

Poltrona Paimio n. 41 realizzata da un unico pezzo di compensato curvo. I designer finlandesi Alvar Aalto e sua moglie Aino acquisirono una grande padronanza nei processi di modellazione del compensato basati sulla curvatura del legno a vapore. Usarono legno laminato e compensato di betulla.
Il designer e architetto finlandese usava legno di betulla che abbondava nel suo paese. Con la moglie fondarono la società Artek ancora attiva oggi, per fabbricare i propri progetti in autonomia.
Bruno Mathsson impiegava materiali naturali e linee ondulate tuttavia il suo stile è innegabilmente moderno e senza fronzoli. L’approccio dei designer scandinavi venne definito “umanistico” perché si preoccupava della relazione tra l’uomo e gli oggetti che usa. Gli studi sull’ergonomia di Kaare Klint ne sono un esempio. Dopo la Seconda Guerra Mondiale questo approccio detto anche Design Organico, ebbe molta fortuna e determinò l’abbandono dell’acciaio tubolare.
Il mobile moderno in Italia
In Italia, a sposare gli ideali del funzionalismo e minimalismo fu il Gruppo 7. Inizialmente appoggiato da Mussolini che li incaricò di arredare la Casa del Fascio a Como nel ‘34. In seguito il dittatore li mise da parte perché propugnavano valori estetici troppo internazionali e poco nazionalistici! A loro fu preferito il gruppo Novecento che sosteneva lo stile Neoclassico.
A differenza di Hitler che obbligò gli esponenti del Bauhaus ad emigrare, Mussolini non fu così intransigente. In questi anni nacquero, un po’in sordina, le case di produzione che diventeranno famose nel Dopoguerra: Cassina, e Fontana Arte ad esempio.

La SEDIA A FARFALLA disegnata da Antonio Bonet, Juan Kurchan, Jorge Ferrari-Hardoy è una rivisitazione dela sedia Fenby. Questa era stata brevettata nel 1800 per l’esercito inglese. Era già stata imitata dalla Tripolina francese e dal modello americano n.4, venduta come sedia da campeggio. I tre designer usarono l’acciaio tubolare al posto del legno e la canapa al posto della pelle per renderla più leggera. Il successo fu enorme nel 1945 ne erano già stati venduti milioni di esemplari.