
La realizzazione di una statua lignea nel Medioevo
Secondo fonti storiche, dal Medioevo al Quattrocento, ci sono tre principali modalità tecnico-esecutive per realizzare una statua lignea:
- la prima prevede lo svuotamento dal retro della scultura;
- la seconda consiste nell’uso del tronco lasciato massiccio;
- L’ultima, in uso a partire 1480, consiste nel creare la statua da un blocco di legno assemblato, costituito da due o più elementi accostati e incollati.
Nell’Alto Medioevo era uso degli scultori eliminare la zona di midollo per ridurre la massa del legno e limitare le possibili fessurazioni che si potevano creare col tempo.

La sbozzatura del tronco
Si iniziava con la sbozzatura sul legno ancora fresco, dal momento che ha una resistenza meccanica inferiore rispetto al legno stagionato. Il tronco veniva tagliato longitudinalmente a sega, per uno spessore variabile da ½ a ¾ del tronco stesso, e con l’ausilio di un’ascia curva veniva svuotato in tutta la sua lunghezza oppure solo nella parte bassa, fino ad ottenere un guscio più o meno spesso. Questo trattamento consentiva al legno di stagionare in tempi assai più brevi e di evitare la formazione di cretti da ritiro. Successivamente si procedeva all’intaglio vero e proprio.
Per ottenere figure a tutto tondo, gli incavi erano chiusi con pannelli; oppure si riaccostavano due tronchi svuotati come due metà che si riuniscono.
Dalle fonti storiche si evince che la stagionatura dei tronchi di legno massiccio non veniva fatta o comunque era molto rara. Al momento di una commessa, lo scultore optava per la rimozione del midollo, perché questo avrebbe portato ad una sicura formazione di fenditure e cretti sull’opera finita.
Scultura da un pezzo unico di legno

Nonostante ciò, alcuni scultori, prevalentemente artisti che usavano sporadicamente il legno, scelsero un unico blocco di legno. Questa scelta si può spiegare perché un pezzo unico consentiva una lavorazione più libera, uno studio dell’anatomia in totale tridimensionalità. Un esempio illustre è la Maddalena di Donatello conservata nel Museo dell’Opera del Duomo di Firenze.
Evoluzione delle tecniche costruttive nel 1500
A partire dal 1500 vediamo che le innovazioni avvenute nei metodi costruttivi dei migliori legnaioli si trasferirono anche alla pratica della scultura. Questa nuova tecnica consisteva nell’assemblaggio del gruppo scultoreo composto da singoli elementi lignei. Gli elementi vnivano ottenuti da porzioni dell’albero che non contenevano midollo. Venivano incollati fra loro con colle d’origine animale infine, il blocco così composto era rinforzato con cavicchi del medesimo legno.
Questo sistema risolveva varie questioni legate all’utilizzo del tronco unico. Innanzitutto la difficoltà di reperire tronchi stagionati. In seconda battuta, diventava più facile individuare la posizione della scultura all’interno del blocco di legno che non nel tronco.
Assemblaggio degli elementi scultorei
Oltre a questi innegabili vantaggi, gli elementi molto aggettanti, come ad esempio braccia del Cristo nei crocefissi, mani e piedi, il Bambin Gesù accanto alla Madonna, potevano essere intagliati separatamente e in seguito, collegati con cavicchi in legno e colla forte d’ossa.

I chiodi in ferro non venivano adoperati perché, penetrando nel legno, avrebbero indebolito le fibre. Il ferro inoltre, ossidandosi nel tempo, avrebbe trasferito il suo degrado al legno circostante favorendo distacchi. Oltre alla ruggine, il ferro in quanto metallo, è soggetto a espansione. Questa espansione avrebbe potuto provocare variazioni volumetriche all’interno della struttura con conseguente formazione di spaccature.

Nelle sculture, a tutto tondo o svuotate, la prassi comune per la sbozzatura e l’intaglio, consisteva nel posizionare il blocco di legno orizzontalmente. Lo scultore lavorava fissando le due estremità ai supporti di un banco da lavoro, con una morsa (ganasce). Per i blocchi più grandi si ipotizza che sbozzatura e intaglio siano stati realizzati in piedi su un ceppo.
Gli attrezzi dello scultore in legno
Lo scultore che lavorava il legno, aveva cura di assecondare la venatura (tiglio, pero e cirmolo possono essere intagliati “controvena”). Sia la sbozzatura sia successivamente l’intaglio erano eseguiti con piccole asce, pialle, scalpelli, sgorbie e raspe; il mazzuolo serviva ad imprimere forza agli attrezzi da taglio. Più l’opera era raffinata più richiedeva attrezzi raffinati per ottenere ogni minimo dettaglio dal suo modellato. Le tracce degli utensili erano abilmente sfruttate per rendere alcuni dettagli come capelli o rughe, o eliminate per raggiungere effetti di particolare levigatezza come la superficie degli incarnati.
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Nella vita di Filippo Brunelleschi, Giorgio Vasari citando Donatello, scrive di una sfida tra i due nella realizzazione di un Crocifisso:
” Ora, avendo Donatello in que’ giorni finito un Crucifisso di legno, il quale fu posto in S.Croce di Fiorenza…, volle Donato pigliarne parere con Filippo; ma se ne pentì perché Filippo gli rispose ch’egli aveva messo un contadino in croce… Per il che Filippo… stette cheto molti mesi, tanto che condusse di legno un Crocifisso della medesima grandezza, di tal bontà e si con arte, disegno e diligenza lavorato,che nel mandar Donato a casa inanzi a lui, quasi ad inganno (perché non sapeva che Filippo avesse fatto tale opera), un grembiule che egli aveva pieno di uva e di cose per desinar insieme, gli cascò mentre lo guardava uscito di sé per la meraviglia e per l’ingegnosa et artifiziosa maniera che aveva usato Filippo nelle gambe, nel torso e nelle braccia di detta figura, disposta et unita talmente insieme, che Donato, oltra il chiamarsi vinto, lo predicava per miracolo. La qual opera è oggi postain Santa Maria Novella…, lodata ancora dai moderni infinitamente”.
G. VASARI, Le vite de’ più eccelenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a’ tempi nostri, nell’edizione per i tipi di Lorenzo Torrentino Firenze 1550, Vita di Filippo Brunelleschi scultore et architetto (ad vocem), Torino 1991, pp.280 – 281